Pari opportunità, rilanciare la presenza delle donne nelle Istituzioni

Questo blogger da tempo ritiene che la battaglia per le pari opportunità, molto al di là dei nominalismi (spesso sterili), passi attraverso le forche caudine di consenso politico e rappresentanza istituzionale.

Oggi, un qualificato punto di vista da parte di una delle (ancora troppo poche) rappresentanti istituzionali “al femminile”. Ma il “Caffè di Meliadò” ne attende altri: i vostri.

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roccisanodi Federica Roccisano*

Il dibattito che molte donne delle istituzioni regionali hanno attivato in merito alla modifica della legge elettorale della Regione Calabria, è urgente oltre che utile. La partecipazione delle donne alla vita politica, infatti, è da considerare uno dei tanti indicatori di sviluppo utile a misurare il livello di cultura sociale e la funzionalità del Welfare.

L’Italia, e il Sud Italia in particolare, sono note in tutt’Europa per la scarsa propensione ad eleggere le donne e a nominarle alle alte posizioni nelle Istituzioni. Di recente Arcidonna ha pubblicato i dati relativi alle ultime elezioni europee. La presenza femminile è arrivata al 35%, contro i 31% della legislatura precedente. Si tratta di un enorme passo in avanti dovuto soprattutto ai paesi scandinavi che hanno una rappresentanza femminile del 62% la Finlandia e del 56% la Svezia. L’Italia continua a rimanere tra le ultime  posizioni con appena il 22%.

D’altra  parte, il dato relativo alla presenza femminile in Europa non può che essere lo specchio della situazione nazionale e, peggio ancora, regionale. Mentre alla Camera si possono contare 133 donne deputate su un totale di 630 membri, al Senato sono 58 le senatrici su 320 senatori. La dimensione regionale è ancora più eclatante: complessivamente tra Consigli e Giunte Regionali le donne sono solamente il 12%.

Non può essere una vera rappresentanza.

Non può riuscire ad avere voce un numero così esiguo di amministratori e di legislatori. Chi rappresenta le istanze delle donne itaConsiglio regionale, l'aulaliane? Può un’unica donna nel Consiglio Regionale Calabrese essere voce delle donne calabresi? Noi diciamo di no! E questa è una posizione che, come donne impegnate nei Partiti e nelle Istituzioni, vogliamo perseguire al di là delle posizioni politiche e degli schieramenti. Oggi più che mai. Dal momento che con questo Governo la condizione femminile sembra avere fatto enormi passi indietro, allontanandosi notevolmente sia dalla partecipazione attiva alla politica che, purtroppo, al lavoro. Secondo il Gender Report del World Economic Forum, infatti, l’Italia su 128 Paesi si è classificata all’84° posto (posto, dopo Kenia, Indonesia, Tagikistan, Uruguay, Mongolia, Ghana, Cipro, Venezuela, Vietnam, Russia, Portogallo, Estonia, Bulgaria, Sri Lanka), mentre negli anni precedenti occupava il 77° posto, e questo nonostante gli alti livelli di scolarizzazione delle donne italiane che potrebbero aprire loro le porte della carriera lavorativa, chiusa invece per assenza di cultura e di Stato Sociale.norvegia (bandiera)

Non può essere, infatti, un mero caso che la partecipazione attiva delle donne in politica si registra nei paesi a maggior tasso di sviluppo e, soprattutto, con i migliori sistemi di Welfare (Norvegia, Svezia, Finlandia). Anche le Regioni Spagnole, che erroneamente consideriamo familiari alla nostra cultura, hanno raggiunto un buon livello di partecipazione con il 25% su livello nazionale e la presenza di almeno due donne nelle giunte regionali.

L’emendamento proposto va proprio in questa direzione, garantire alle donne una partecipazione minima alle consultazioni regionali: nessuno dei due sessi può avere una rappresentazione superiore ai due terzi. Non si tratta di avere una quota, semplicemente di lasciare agli elettori e alle elettrici la possibilità di scegliere di eleggere una donna.

Allo stesso modo, la proposta di modifica dello Statuto, cerca un rapporto paritario tra i generi negli organi esecutivi e legislativi dell’Istituzione Regionale.

La speranza è che ci siano consiglieri regionali sensibili alla questione e che votino a favore, in modo da riuscire a far fare alla Regione Calabria e all’Italia, un piccolo passo in avanti.

* presidente del Consiglio comunale di Caulonia (Reggio Calabria)

0 pensieri riguardo “Pari opportunità, rilanciare la presenza delle donne nelle Istituzioni

  • 26 Luglio 2009 in 21:24
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    Francamente, questa iniziativa, come quella parlamentare delle “quote rosa” mi sembra poco efficace. Io, anziché pretendere di risolvere il problema attraverso questi espedienti che continuano ad ignorarne le cause, comincerei a chiedermi innanzitutto perché poche donne si dànno alla politica: cercherei cioè di agire sulle cause e non sulle conseguenze, come si fa invece in questo caso.
    Innanzitutto, troverei che le donne che scelgono di essere madri non sono per niente agevolate nell’intraprendere una carriera politica che richiede tempo e dedizione: sappiamo che, al di là delle ipocrisie, ancor oggi persiste presso molte famiglie una divisione del lavoro familiare che relega alla donna la maggior parte della cura della prole e della casa, nonostante le battaglie femministe ci ritroviamo ancora a questo punto. Il che si traduce facilmente nell’impossibilità concreta per la donna che si trovi in una simile (non rara) situazione a operare una scelta, da cui “stranamente” è esentato l’uomo (che non a caso occupa i posti decisionali della politica in gran numero), tra il lavoro e, come si dice, “la famiglia”. Certo, ci sono molte donne madri lavoratrici, ma lo sono con grande fatica, se la loro situazione a casa è questa. Aggiungiamo che gli aiuti economici sono scarsissimi, gli asili comunali hanno i posti contati e quelli privati vanno pure pagati, eccetera eccetera.

    Quello delle donne madri è ovviamente solo un aspetto fra i tanti; quindi, proviamo di risolvere il problema alla radice piuttosto che all’esterno.

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