Il “caso Perugini”. Un paradigma per un’intera coalizione e un’intera classe dirigente (4)

(segue)

La sensazione è più o meno questa. Che, cioè, si tenti di accreditare un’alleanza differente e con più chances di vittoria (tipico il caso dell’allargamento all’Udc, ma in caso pure ai “terzisti” dell’asse Fli-Api-Mpa) pensando che questo dato sia da anteporre a tutto… anche a una valutazione sull’effettivo operato del sindaco o presidente di Provincia uscente.

A proposito: ultima considerazione. Se un eletto non viene riproposto dalla “sua” coalizione, questo fattore va considerato o meno una “bocciatura” da parte del suo partito e/o da parte di quelli alleati?

Be’, secondo noi sì.

Basterebbe una serena ma chiara valutazione per dirimere ogni dubbio. E andare alle urne con una consapevolezza diversa: in partenza, con la consapevolezza che neanche gli elettori, ma direttamente la tua coalizione potrà magari “cacciarti” se a suo insindacabile giudizio (non sindacabile neppure da parte degli elettori, evidentemente) avrai governato male durante il tuo primo mandato.

Resta un forte punto interrogativo su un aspetto, però.

Fino a che punto un eletto a suffragio diretto (profilo nodale) possa essere non riproposto, cioè “bocciato” in base a un giudizio che sia di altri e non del corpo elettorale che a suffragio diretto ha scelto “proprio lui” (o lei).

(4 – fine)

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