Spending review: ultime settimane d’agonia per le Province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone

Salvi improbabili colpi di scena o non meno ardui successi in chiave giudiziaria davanti alla magistratura amministrativa, siamo alle ultime settimane di vita per tre Province calabresi: parliamo di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone (nella foto, il Palazzo della Provincia della città pitagorica).

E’ quanto appena sancito dal Governo centrale nel decreto legge di riforma delle Province: lo stesso ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi ha “lanciato” la notizia dell’approvazione del provvedimento, in modo consono alla modernità del Governo tecnico in sella, attraverso un tweet su uno dei social network più diffusi, Twitter.

Il decreto legge appena varato in sede di Cdm («di tipo ordina mentale e strutturale, nella logica avviata con la spending review») prevede «51 Province, comprese le Città metropolitane» (inclusa, evidentemente, quella di Reggio Calabria).
L’esecutivo Monti, però, ha badato innanzitutto a piazzare nel dimenticatoio lo sciocchezzaio italiano, con tutte le sue lentezze e titubanze, specialmente su capitoli fondamentali per la stessa sopravvivenza dello Stato nelle sue varie articolazioni come sono indiscutibilmente le riforme. Ecco allora che la riforma viene intanto considerato un processo «irreversibile».

“A regime” la riforma, ha fatto sapere il ministro Patroni Griffi (vedi foto a sinistra) incontrando poi i cronisti, sarà pienamente operativa dal primo gennaio 2014, visto che nel novembre del 2013 si terranno le nuove Provinciali per tutti gli Enti che sopravvivranno all’operazione di maquillage istituzionale: ma già dal primo gennaio 2013, «coerentemente con la governance», assicura il ministro alla Funzione pubblica che «verranno meno le Giunte provinciali e nella fase di transizione – ossia negli 11 mesi che separeranno la vita “precaria” degli Enti dalla definitiva soppressione o, per le Province che resteranno confermate dall’esito riformatore, dalle nuove elezioni – sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri».

Tra le considerazioni mosse dal componente del governo Monti in sede d’incontro coi media, come l’esecutivo sul riassetto degli Enti intermedi si sia «mosso tra spinte opposte, tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale».

Mentre delle resistenze già formalmente mosse dalle cinque Regioni a Statuto speciale (inclusa, evidentemente, la dirimpettaia Sicilia), il ministro Filippo Patroni Griffi ha preso atto; ma né queste, né le minacce di ricorso al Tar fermeranno e neppure rallenteranno l’iter della riforma.

«Alcuni atti già ci sono stati, noi andiamo avanti con il nostro timing – fa sapere il titolare della Funzione pubblica perché crediamo nella legittimità degli atti». Fermo restando che, comunque, queste cinque diverse realtà già da spending review hanno un semestre addizionale per provvedere all’ipotesi di riassetto delle Province: «La Sardegna ha già provveduto, mentre la Sicilia ora è impegnata su altro», ha commentato Patroni Griffi, implicito ma chiarissimo riferimento alle recentissime Regionali che hanno appena incoronato il piddino Saro Crocetta (nella foto a destra) quale Governatore siculo solo due giorni fa.

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