Reggio Calabria, le Primarie hanno deciso: il candidato sindaco è Falcomatà (Pd)

È Peppe Falcomatà, l’ex capogruppo del Partito democratico a Palazzo San Giorgio, il candidato della coalizione di centrosinistra selezionato attraverso le primarie di schieramento
tenutesi quest’oggi. 

In teoria, dalle 9 alle 21; in pratica, dalle 8 alle 22, perché quasi tutti i 15 seggi – allestiti presso le sedi delle ex Circoscrizioni di Reggio Calabria – sono stati “presi d’assalto” sin dal mattino presto.

E, quanto alla chiusura delle urne, intorno alle 19,30 la Commissione di garanzia ha deciso d’urgenza di procrastinarla alle 22 (anziché alle 21) per consentire al maggior numero di persone d’esprimere il proprio suffragio per il candidato preferito tra Enzo Amodeo (Centro democratico, già consigliere provinciale), Mimmo Battaglia (consigliere provinciale del Pd), Filippo Bova (ex Cittadinanza mediterranea) e Peppe Falcomatà (ex capogruppo piddino a Palazzo di città).

Primarie “aperte”, va detto. Di fronte al versamento di un euro e alla presentazione di un documento d’identità valido, ha potuto votare chiunque, insomma; non i soli iscritti a uno dei partiti o movimenti della coalizione di centrosinistra.

Nei fatti, però, a queste singolari primarie i Grandi Assenti sono stati proprio i partiti, o comunque le forze politiche organizzate, se si pensa che il solo Centro democratico ha avuto forza e idee da contrapporre ufficialmente ai candidati piddini (originariamente ben tre!, prima che l’attivista del circolo di Cannavò Antonino Calluso ritirasse la propria candidatura).

Anche qui, c’è molta teoria e poi…

profili pratici ben diversi: l’impegno di vari esponenti politici del centrosinistra per questo o quel candidato, da Peppe Bova (con “A testa alta” e “Giovani in movimento” schierato al fianco di Battaglia) a Gianni Nucera e l’attuale gruppo dirigente di Sel, “sotterraneamente” o esplicitamente non è mancato a supporto dei vari candidati in campo. E per la verità anche tanti ma tanti simpatizzanti o attivisti del centrodestra sono scesi in campo, non senza (…ovvie…) polemiche di contorno sulle varie gradazioni cromatiche del trasformismo.

Già alle 11 di questa mattina l’affluenza aveva “dato spettacolo” superando in scioltezza quota 3mila persone. Alle 21 (un’ora prima che i seggi venissero dunque chiusi, vista la proroga), i votanti erano ormai più di 15mila, stando allo stesso segretario provinciale del Pd Seby Romeo, che nella manifestazione di chiusura della campagna elettorale per le Primarie di coalizione in piazza Camagna aveva affermato che sarebbe stata da considerarsi soddisfacente un’affluenza «che toccasse quota 8mila». Alla fine, sono stati 17.150: ben più del doppio di quella (prudenziale) stima-obiettivo.

Quanto poi al disaggregato dei voti, molto interessanti – come spesso accade – le periferie, con Catona che premia abbondantemente Mimmo Battaglia (in grado di “doppiare” addirittura, a 794 voti contro 318, il rivale interno Falcomatà) e Pellaro che, all’opposto, consegna la vittoria “di tappa” all’ex capogruppo dèmocrat al Comune. Soprattutto, entrambe le popolose Circoscrizioni della zona Sud (la Quinta di Gebbione e la Sesta di Sbarre) consegnano le loro “chiavi” a Peppe Falcomatà con oltre 200 suffragi di scarto in entrambi gli ex-Consigli di zona. Una delle matrici del successo finale.

Adesso, naturalmente, i rischi corrono lungo il crinale di una sfida doppia. Che effettivamente i tre aspiranti alla nomination del centrosinistra sconfitti rimangano “proattivamente” al fianco del vincitore, includendovi tutti i loro sostenitori e quanti erano pronti a candidarsi al Consiglio comunale, ad allestire liste o a dare diversamente sostegno a questo o a quel candidato alla fascia tricolore. E che questi 15mila votanti (risultato obiettivamente ragguardevole, anche perché raggiunto in un’assolatissima domenica 6 luglio e in frangenti in cui l’antipolitica sta “marciando” alla grande) non solo si confermino, ma si moltiplichino a supporto dell’ormai definito candidato del centrosinistra per tentare, 13 anni dopo la morte di Italo Falcomatà, la riconquista di Palazzo di città.

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