Intervista al direttore di “Pubblico”, Luca Telese (2) – “Col ‘papello’, al ‘Fatto’ hanno rotto… Grillo? Uno di destra”

(segue)

Perché è stato così duro il divorzio dal Fatto quotidiano? Hai pagato la presenza di troppe personalità forti nello stesso “pollaio”?

«Primariamente, c’è una questione di contenuti. Qualcuno agli amici del Fatto dovrà spiegarglielo: ci siamo fracassati i coglioni di vedere per mesi in prima pagina tutti i dettagli sul “papello” della trattativa Stato-mafia mentre il Paese sprofonda nel baratro… e poi, mica è il Watergate! A noi, ad esempio, interessa un’altra cosa: il licenziamento di due dipendenti statali su dieci… E poi, al Fatto quotidiano in concreto avevano sposato un concetto: contro la politica, idolatrare Beppe Grillo ed esaltare l’antipolitica di Cinquestelle. Un movimento antipolitico già segnato da una contraddizione, visto quanto sta accadendo tra il vertice e i luoghi in cui i “grillini” stanno amministrando; un movimento carismatico e dispotico.

Sì, ma quel comunicato “di fuoco” della redazione, tipo ukaze russo?

«…Quel comunicato ridicolo è stato scritto sotto dettatura di Marco Travaglio, tra l’altro con la simpatica formula del necrologio, con due barre listate a lutto. Come dice di me lo stesso Travaglio, col suo solito integralismo: “Telese? Preferisco ricordarmelo quand’era vivo”. Io penso di conoscere Marco Travaglio meglio di come lui conosce se stesso; quando uno è virtualmente morto e s’incontra con una “religione” come quella grillina, la miscela è esplosiva. Per il resto, al Fatto stimo quasi tutti; quando sono uscito dal giornale, avrei potuto solo sommergerli di complimenti, altro che “insulti”. Il che non significa non poter formulare critiche: certo ho ritenuto una cosa non positiva che uno del “cerchio magico”, delle persone vicine a Travaglio, diventasse amministratore delegato al posto di Giorgio Poidomani che, invece, garantiva tutti».

In realtà, “Pubblico” e “Fatto quotidiano” parrebbero “pescare” nello stesso mare… o no?

«Secondo me, no. Il Fatto quotidiano non si dichiara di sinistra; e non potrebbe esserlo, visto che il simbolo Beppe Grillo incarna una cultura di destra. Finché c’è stato Berlusconi, le culture della Destra democratica erano comunque rappresentate da altri soggetti politici; quando cade Berlusconi, il Fatto deve scegliere. Io Grillo lo considero un soggetto fortemente di destra, e di quella più personalistica e autoreferenziale. Siamo finiti, diciamo così, dalle comiche al dramma…».

(2 – continua)

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