Rosarnese l’attentatore di Palazzo Chigi. Ma lo psichiatra: “Persona lucida. E’ dramma della precarietà”

E’ di Rosarno, impreitiportantissimo centro della Piana di Gioia Tauro, Luigi Preiti, il 49enne incensurato che oggi ha sparato contro due carabinieri ferendone uno in modo serio (il brigadiere Giuseppe Giangrande, siciliano di Monreale: non correrebbe comunque pericolo di vita).

Da 20 anni Preiti s’era trasferito dalla città medmea a Predosa, in provincia di Alessandria: da poco era però tornato nella fascia tirrenica del Reggino in seguito alla perdita del lavoro e alla separazione dalla sua seconda moglie.

«Siamo tutti distrutti, non sappiamo darci pace. Chiediamo scusa ai carabinieri feriti, alle loro famiglie, alla donna colpita, a tutti i cittadini italiani. Nessuno di noi poteva supporre che cosa sarebbe successo», ha dichiarato a caldo il fratello Arcangelo, ribadendo che il proprio fratello Luigi «non è un terrorista, né un pazzo. Al contrario, è un ragazzo in gamba, sempre lucido».

Parole piene di dignità. Ma pure la migliore smentita, questa, per quanti avevano sostenuto “a caldo” che – in linea con certi dettami della “Santa” – i congiunti avessero minimizzato sulle condizioni psichiche di Luigi Preiti solo perché, negli anfratti meno evoluti di un “certo” Sud retrogrado, la pazzia di un parente è considerata una vergogna per l’intera famiglia.

In realtà, dopo il suo eclatante e terribile gesto proprio negli attimi in cui giuravano i ministri del governo Letta, Preiti avrebbe tentato di sopprimersi ma, ha riferito il neovicepremier e neoministro dell’Interno Angelino Alfano, «non c’è riuscito perché aveva finito il caricatore». 

E mentre molti giornalisti delle reti nazionali parevano fare a gara per le improvvide citazioni d’inesistenti legami tra Luijanirigi Preiti e la ‘ndrangheta, all’agenzia di stampa Ansa ha tracciato l’ “identikit” dell’attentatore il docente associato di Psichiatria all’Università Cattolica “Sacro Cuore” di Roma Luigi Janiri: «Siamo davanti a una persona con lucidità cognitiva, è proprio il proposito di suicidarsi che va esplorato come rabbia per il proprio scadimento sociale e per la precarietà che chi ha sparato vedeva in se stesso, ma anche nella società».

Una volontà autolesionistica che però, chiarisce Janiri, «nei casi di depressione maggiore è anche eterolesiva. Uno se la prende con la società, con la crisi. Del resto, c’è un clima d’incertezza e instabilità collettiva e tanta precarietà non si registra dal dopoguerra».

0 pensieri riguardo “Rosarnese l’attentatore di Palazzo Chigi. Ma lo psichiatra: “Persona lucida. E’ dramma della precarietà”

  • 28 Aprile 2013 in 18:42
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    Caro Mario, oggi per la prima volta ho inviato una mail al Tg7 perchè non ho potuto più sopportare il luogo comune per cui se sei calabrese se automaticamente ‘ndranghetista. Questa immagine che ci portiamo è veramente pesante da sostenere, siamo a prescindere tutti mafiosi, nulla facenti, parassiti, ecc… Se questo deprecabile gesto, da condannare con forza sempre e comunque, fosse stato messo in atto da un giovane del nord-est i commenti sarebbero stati stati analoghi o piuttosto si sarebbe inneggiato alla crisi economica che ha messo in ginocchio il paese mettendo in risalto gli illuminati imprenditori che pagano troppe tasse? Viviamo in questo istante una fase molto critica nella quale piuttosto che ricercare con forza una strategia di uscita si cerca di trovare solo un responsabile su cui puntare i riflettori. Già perchè un cannone (intendo di luce) risalta solo il protagonista, il resto della scena invece rimane sempre e comunque al buio..
    Cari saluti
    Demetrio Beatino

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  • 28 Aprile 2013 in 19:49
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    Certi clichè, carissimo Demetrio, vanno rovesciati attraverso fatti di segno opposto. E mi permetto d’aggiungere: anche facendoli conoscere!, i fatti di segno positivo, altrimenti è quasi inutile la loro esistenza… Quanto alla differenza in relazione alla provenienza dell’autore del gesto, confronta – se ti va – quanto già ho scritto sulla mia bacheca Facebook: non cambia i tragici fatti di oggi, però chi ha una responsabilità (da comunicatore, ad esempio) ne deve portare anche le possibili conseguenze.

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