Monti, Udc e Fli: dopo il voto, ognuno per sé. Specie in Calabria

Gente pochina, ieri all’inaugurazione della sede reggina di Scelta civica, la lista del premier in carica Mario Monti nell’àmbito della coalizionQuintieri, Siviglia, Zagami (Scelta Civica)e a supporto della riproposizione per Palazzo Chigi dell’ex rettore della Bocconi.

Un piccolo passo falso, considerato che il momento era relativamente solenne: oltre ai candidati reggini per Montecitorio (Paolo Zagami e Agostino Siviglia, avvocati entrambi; il primo esponente dell’ala-Montezemolo di Italia Futura, il secondo vice di Giuseppe Tuccio nell’ufficio del Garante del Comune di Reggio Calabria per i diritti dei detenuti) e accanto a qualche elemento in lista di altre province, ma pure in posizione non eleggibile (Adriano Serafini e Carmen Mazzullo), c’era lo stesso capolista montiano per la Camera dei deputati: Beniamino Quintieri, economista che presiede la facoltà d’ Economia dell’Università romana di Tor Vergata. (Curiosità: si tratta della facoltà che nelle scorse settimane, già in occasione delle Primarie del centrosinistra per la premiership, varò in partenariato con Sky la sperimentazione italiana del fact checking, cioè la “verifica dei fatti” esposti dal politico di turno, che nei Paesi anglosassoni è un must ineludibile da anni in ogni tornata elettorale).

Diciamo che lo stile pacato di Quintieri – «moderato nei toni ma radicale nelle proposte», come lo definiscono a Scelta civica – ha dovuto tentare di offrire controelementi adeguati alle diverse presunte contraddizioni che caratterizzerebbero la candidatura del docente universitario.

Quintieri ppIn primis, la sua calabresità (elemento che già ha fatto scaturire mille polemiche in quest’abbrivio di campagna elettorale, dal “caso Scilipoti” nel Pdl alla concreta assenza di calabresi in Rivoluzione civile in posizione eleggibile fino ad alcuni dirigenti più o meno “catapultati” nelle liste di Pd e Sel in vari territori), messa seriamente in discussione da quanti hanno rilevato che Quintieri non sta più in pianta stabile in Calabria fin dai tempi dei suoi studi universitari…

Ma il prof, rimarcando a più riprese l’«entusiasmo» raccolto per la “salita in politica” di Monti («Anche se in Calabria e nelle regioni meridionali in genere, dove il voto d’opinione da sempre ha meno spazio, il premier credo sia un po’ meno popolare che al Nord», ha dovuto poi ammettere), ha difeso con decisione la sua cosentinità e calabresità: «Non contestino a me la mancanza di radici in Calabria!, io a Cosenza sono sempre tornato e sono impegnato a difendere i posti di lavoro creati da mio padre» (e se è per questo anche del premio “Maria Quintieri”, la mamma del capolista montiano, che fondò l’associazione concertistica al “Rendano” di Cosenza).

Ma poi pure altre questioni.

Per esempio, come conciliare al meglio gli indubitabili legami tra ambienti montiani e Chiesa, “santificati” localmente con l’immediata visita all’arcivescovo monsignor Vittorio Mondello (che è anche il presidente della Cec, la Conferenza episcopale calabra), e le durissime accuse agli «enormi» silenzi da parte di troppi religiosi calabresi contenute nella recentissima relazione della Dna, la Direzione nazionale antimafia?

«…Tutti avremmo potuto fare di più contro la ‘ndrangheta… – ha replicato Beniamino Quintieri, con quell’estrema cautela di cui, sul tema, un candidato della sua lista non potrebbe oggi davvero fare a meno –. E comunque, questo rimane un partito laico».

Fra gli altri spunti: ma “dove va” Scelta civica?

Insomma, non è un mistero che a livello nazionale (e in alcuni territori più che in altri) abbia fatto “storcere il naso” l’accompagnarsi dei Monti-boys a politici di grido, ma pure di professione come due ex presidenti della Camera (Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini) coi partiti di riferimento, Fli e Udc rispettivamente…

E dopo il voto occorrerà davvero capire quale e quanta strada insieme si può fare. Ma dagli umori, non è impercettibile l’idea che a Roma come in Calabria subito dopo il voto ognuno vada per sé…

«I nostri candidati per Palazzo Madama Casini e Trematerra, dice? I loro candidati…», è la precisazione di rito montiano, tra il garbato e il “cazzuto”, all’osservazione sui primi due posti in lista riservati all’Unione di centro (con l’unico eletto che, in concreto, sarebbe un centrista come l’attuale assessore regionale alle Politiche agricole Michele Trematerra). E fra una manciata di minuti, si preannuncia una diserzione che forse qualcuno non gradirà: la pressoché totale assenza dei fautori di Mario Monti alla presentazione dei candidati udiccini col segretario nazionale dello Scudocrociato, quel Lorenzo Cesa che per Enrico Bondi non rientrava nei “requisiti” fortemente voluti dal premier e non avrebbe dunque dovuto ottenere la candidatura, pur essendo l’hombre vertical del partito…

Anche perché, afferma proprio il capolista di Scelta civica, «questa non sarà certo una legislatura di durata quinquennale: si tratta di fare alcune cose, riforme come la legge elettorale e una nuova miglior riforma del mercato del lavoro, e poi tornare al voto…».

Quanto a possibile risultato e scenari, poi, prudenza estrema.

Numeri circa le ipotetiche percentuali di voto, Beniamino Quintieri non ne lancia neanche sotto tortura, a quanto pare. E neanche una parola dice sui pur evidenti – in Calabria più che altrove – fermenti di centrodestra che “fanno l’occhiolino” all’impegno montiano.

Eppure, l’Udc  (ammesso che nella circoscrizione elettorale calabrese prenda il senatore e un paio di seggi per Montecitorio, circostanze tutte da dimostrare), se Casini davvero lo volesse…, avrebbe un’occasione d’oro per smarcarsi da Peppe Scopelliti e il suo Pdl. Prim’ancòra del voto, infatti, s’è dimesso da assessore (e, polemicamente, dal partito “reo” di non averlo candidato in posizione utile) l’assessore regionale alle Politiche sociali Francescantonio Stillitani; l’unico collega udiccino Trematerra entrando a Palazzo Madama dovrebbe lasciare; e abbandonerebbe la posizione apicale a Palazzo Campanella, diventando deputato, anche Franco Talarico, attuale presidente del Consiglio regionale.

Un’intera classe dirigente udiccina, complici le Politiche, si auto-azzererebbe dalle posizioni di vertice alla Regione. E sarebbe pronta, in occasione dell’inevitabile rimpasto di marzo, a “mollare” poltrone a Palazzo Alemanni e alleanza col centrodestra…

…Tutto in teoria. La pratica, professor Monti, è molto più difficile.

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