“Decreto salvaEnti”: i politici come i mafiosi?

Alla luce del decreto salvaEnti, il dubbio c’è: con la “scusa” della revisione dei costi, i politici italiani sono trattati un po’ indistintamente come mafiosi dal governo Monti?

Eh sì, il dubbio viene.
Perché una propaggine importante del “174” statuisce una previsione importante: una relazione d’inizio e di fine mandato sullo stato delle casse dei rispettivi Enti per chi guiderà Comuni, Province e Regioni. Lodevole.

Lodevole soprattutto perché non se ne può più d’assistere a stucchevoli pianti greci sul presunto improvviso accertamento di un “buco” finanziario a inizio mandato e di altrettanto presunte Operazioni Verità che poi, in realtà, non scattano mai…

Da ora in poi, l’eventuale “buco” trovato dai nuovi amministratori a inizio mandato dovrà necessariamente essere specchio (e “figlio”; anche in termini di responsabilità e non solo politiche, naturalmente…) di un corrispondente “buco” della fine del mandato precedente. Che si tratti delle stesse persone fisiche o di persone fisiche diverse a svolgere i due mandati, che si tratti di alfieri dello stesso partito o di politici di partiti e semmai anche di coalizioni differenti.
Non solo: se in un Ente locale la relazione d’inizio-consiliatura (che, come quella di fine-mandato, per Province e Comuni è affidata ai rispettivi dirigenti al Bilancio) accerterà una situazione contabile scricchiolante, presidenti di Provincia e sindaci saranno autorizzati ad avviare l’iter per ristabilire un degno equilibrio finanziario.

Fin qui, ratio normativa e profili positivi. Il punctum dolens arriva in particolare rispetto a tutti gli Enti territoriali (insomma, anche quanto alle Regioni) e, una volta ancòra, all’obbligo di relazione.
Sì, perché il Governatore entro 10 giorni dalla firma della relazione di fine-mandato dovrà inoltrarla alla Sezione regionale di controllo della Corte dei conti che, entro un mese, redigerà le relative osservazioni, obbligatoriamente da pubblicarsi in real time sul sito web della Regione di riferimento.

E allora?, direte…
…E allora, in caso di mancata predisposizione della relazione di fine-mandato, il Presidente della Giunta dovrà chiarirne le ragioni pubblicamente, sempre sul sito Internet della “sua” Regione.
E questo è il meno…

La “vera” sanzione è che i politici indempienti, secondo il governo Monti, vanno trattati come i mafiosi (nella foto a destra, lo storico capobastone di Cinisi “don” Tano Badalamenti): se “sgarrano”, bisogna colpirli nel portafoglio.

Così, il Governatore che non redige o non pubblica on-line la relazione di fine-consiliatura si vedrà dimezzati emolumenti e indennità di mandato per tre mensilità. E la stessa misura toccherà al dirigente regionale al Bilancio. E analoga “pena” sarà inflitta – sempre in caso di omessa redazione o anche mera omessa pubblicazione sul sito web dell’Ente locale di riferimento – al sindaco o al Presidente della Provincia “birichino” e ai rispettivi dirigenti alle Finanze.

…Che dite, voi: a questo punto, Governatori sindaci e Presidenti di Provincia si “convinceranno” a scriverla, ‘sta relazione benedetta?, così sapremo finalmente che fine (triste, spesso…) fanno i nostri soldi?

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