E’ il Titanic di Scopelliti? Il Nuovo Centrodestra intanto ha una carta…

L’assessore regionale ai Lavori pubblici e “graduato” alfaniano Pino Gentile appare sereno in volto ma moralmente quasi choccato: «Sentenza politica? Ma perché, ci sono dubbi? Mi pare così evidente…». L’ex senatore Renato Meduri si mostra pacatamente attonito: «Sono allibito. Ma superare le richieste, poi… credo sia un caso unico, nel suo genereskop».
Ma dal fido dirigente generale del Dipartimento regionale Presidenza Franco Zoccali (ex city manager a Palazzo San Giorgio che cerca di “silenziare” tutti i presenti, vista la temuta presenza dei giornalisti…) al vicepresidente della Giunta Antonella Stasi, dall’ex assessore comunale ai Lavori pubblici Franco Germanò a uno dei consiglieri regionali più fedeli in assoluto, Fausto Orsomarso, passando per gli assessori Nazzareno Salerno (Lavoro) e Luigi Fedele (Trasporti) al Centro direzionale, nei crocicchi davanti all’aula 13 e sùbito fuori dalla struttura di Sant’Anna ci sono tutti.

Non può mancare la coppia composta da Tilde Minasi (consigliere regionale ncd) e Francesco Paolo Gangemi (direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza). Ma si fa vedere anche Luigi Tuccio, ex assessore comunale all’Urbanistica della giunta Arena.

E certo molti altri nomi, tante altre facce sfuggono.

Il punto è che il dispositivo letto dal presidente del collegio tribunalizio Olga Tarzia affonda il governatore Peppe Scopelliti sotto il peso di 6 anni di reclusione (quando la pubblica accusa ne aveva chiesti soltanto 5) e dell’interdizione perpetua dei pubblici uffici (a fronte di una richiesta parimenti per un periodo quinquennale) per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. E’ “solo” un verdetto di primo grado, però per molti segna letteralmente la fine di un’epoca: chiamatelo modello Reggio, modello Calabria o modello Scopelliti, ma è difficile pensare – dopo il verdetto per la discarica di Longhi Bovetto, la megasanzione della Corte dei conti e, adesso, questo pesantissimo verdetto per il “processo Fallara” – a un futuro politico a breve per l’ex sindaco della Reggio Calabria del tapis roulant e di Valeria Marini, dei gazebo e della movida.

Certo, i 6 anni di reclusione possono impressionare; ma tutti intuiscono che sono destinati – salvi nuovi colpi di scena – a subire un drastico rimodellamento in appello. E ovviamente colpisce il segno la sospensione connessa alla “legge Severino”. Certo, può rappresentare una tegola importante il risarcimento danni a favore del Comune dello Stretto – al di là della provvisionale da 120mila euro per Scopelliti, dovrà essere quantificato in sede civile – considerato che si parte dalla richiesta di 80 milioni di euro formulata dall’avvocato di parte civile Fiorella Megale. Ma l’interdizione perpetua dai pubblici uffici è una bomba ad altissimo potenziale: significa non poter essere candidato a nulla, ma di più!, non poter neppure votare. Non poter neppure fare non diciamo il docente universitario a contratto, ma neppure l’ausiliario in una scuola. E che dire della pur temporanea (limitata alla durata della pena detentiva da scontare) interdizione legale? Significa non poter svolgere alcun atto di natura patrimoniale ed essere, sempre pro tempore, privato persino della patria potestà…

In questo momento il nodo per il Nuovo Centrodestra calabrese (reduce, è appena il caso di ricordarlo, da un’altra “scoppola” micidiale d’eco nazionale per le dimissioni forzate dell’ex sottosegretario ai Trasporti del governo Renzi, il senatore Tonino Gentile, coordinatore calabrese del partito di Angelino Alfano, per la censura che avrebbe imposto all’ “Ora della Calabria”) non è “se” reagire, ma soltanto “come”.
Emblematica in questo senso l’affollatissima conferenza stampa della vigilia a Palazzo Campanella: dal sottosegretario alle Riforme Alberto Sarra passando per lo stesso Meduri, tutti uniti a bacchettare il rivale politico-giudiziario di turno (nel caso di specie, Demetrio Naccari Carlizzi, big del Pd calabrese autocandidatosi alla nomination per il centrosinistra alle prossime Regionali) per aver pronosticato la condanna di Scopelliti e però, in modo assolutamente speculare, a bollare anticipatamente un eventuale verdetto sfavorevole quale sentenza “politica”.

Molti fremono con un’idea: andare à la guerre comme à la guerre, davvero candidare sindaco il senatore di Ncd Nico D’Ascola (legale di Peppe Scopelliti giusto in questo processo, e che dunque in qualche modo inizierebbe la guerra da sconfitto prima della prima battaglia), tentare di tenere botta con un nome “di area” per le prossime Regionali (verosimilmente all’orizzonte per settembre) e soprattutto, nel frattempo, attaccare frontalmente rivali politici e una sentenza che si ritiene politicizzata, ovviamente includendo nel pacchetto i magistrati artefici dell’infausto verdetto. Carte che dovrebbero concorrere a impedire un dissolvimento stile “neve al sole” alle Europee realmente dietro l’angolo.

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