Rabarama ne inventa un’altra. Dallo Stretto… all’ultima frontiera della body art

Questa, fRaba1orse la ricordate, è una delle tre opere di Rabarama (al secolo, Paola Epifani) circa le quali si gridò allo scandalo per l’acquisto da parte del Comune di Reggio Calabria per la “piccolezza” di 660mila euro.

Quelle polemiche sono acqua passata, e Rabarama resta senz’altro una delle artiste più acclamate del Paese nel suo genere.

Adesso, però, la scultrice ha deciso di tirar fuori un’altra installazione per parecchi versi suggestiva, integralmente basata sull‘intreccio dei corpi. Quello di una sua “tipica” creatura arlecchinata

e quello – molto gradevole, peraltro: questo bisogna ammetterlo – della stessa Paraba2ola-Rabarama.

La “magia” è firmata dal fotografo Hikari Kesho (che malgrado il nome è italiano, anzi padovano per la precisione), notissimo maestro dell’immagine erotica (suo, tra le mille altre opere, un calendario della pornostar Selen).

E fa sicuramente il suo effetto, così come ampiamente celebrato per lanciare la nuova edizione del Rabarama Skin Art Festival, concorso di body art fortemente voluto dalla stessa Rabarama e che quest’anno ha per tema La Catarsi: l’artista appare come concretamente imprigionata, anzi “incastonata” nella sua stessa opera, sui toni del marrone.

Uno scatto a nostro avviso francamente prezioso, che esalta la cifra artistica di una scultrice le cui opere sul Lungomare di Reggio Calabria ci parvero (e continuano a sembrarci) francamente fuori contesto, al di là dell’insopportabile magrezza delle casse comunali che ebbero a sostenerne l’acquisto.

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